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Olive Kitteridge
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Strout, Elizabeth

Olive Kitteridge

Roma : Fazi, 2009

Abstract: In un angolo del continente nordamericano c'è Crosby, nel Maine: un luogo senza importanza che tuttavia, grazie alla sottile lama dello sguardo della Strout, diviene lo specchio di un mondo più ampio. Perché in questo piccolo villaggio affacciato sull'Oceano Atlantico c'è una donna che regge i fili delle storie, e delle vite, di tutti i suoi concittadini. È Olive Kitteridge, un'insegnante in pensione che, con implacabile intelligenza critica, osserva i segni del tempo moltipllcarsi intorno a lei, tanto che poco o nulla le sfugge dell'animo di chi le sta accanto: un vecchio studente che ha smarrito il desiderio di vivere; Christopher, il figlio, tirannizzato dalla sua sensibilità spietata; un marito, Henry, che nella sua stessa fedeltà al matrimonio scopre una benedizione, e una croce. E ancora, le due sorelle Julie e Winnie: la prima, abbandonata sull'altare ma non rassegnata a una vita di rinuncia, sul punto di fuggire ricorderà le parole illuminanti della sua ex insegnante: "Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura, sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi". Con dolore, e con disarmante onestà, in "Olive Kitteridge" si accampano i vari accenti e declinazioni della condizione umana - e i conflitti necessari per fronteggiarli entrambi. E il fragile, sottile miracolo di un'alta pagina di storia della letteratura, regalataci da una delle protagoniste della narrativa americana contemporanea, vincitrice, grazie a questo "romanzo in racconti", del Premio Pulitzer 2009.

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MAURO LUGLIO
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Non mi ero mai imbattuto in un romanzo in racconti: così la lettura di Olive Kitteridge, di Elizabeth Strout, è stata davvero una piacevole sorpresa. La tecnica di introdurre un filo conduttore nei quattordici racconti che formano il vincitore del Premio Pulitzer 2009, la Olive del titolo, un’insegnante di matematica settantenne, è perfetta nella descrizione della provincia americana, in questo romanzo una cittadina del Maine, lo stato ai confini col Canada, il più settentrionale della costa est. Per certi versi mi ricorda Le correzioni di Jonathan Franzen, non a caso anche lui vincitore del Pulitzer.
 Come Hitchcock che in ogni suo film si concede un personale cameo, così la protagonista compare, seppur di sfuggita in alcuni, in tutti i racconti.
Nel primo sembra che il protagonista sia il marito di Olive, che in seguito gradualmente prende il sopravvento, e con il suo disincantato modo di affrontare la vita, spesso in maniera ostica e anche ruvida, ci offre una descrizione realista dello spaccato della nostra società, dal difficile rapporto con i figli,(e con la nuora)  alle prime avvisaglie della depressione, alla dura realtà della malattia, per giungere alla fine, nell’ ultimo racconto alquanto sorprendente, che disorienta il lettore, sconvolgendo l’ immagine che di lei si era fatta.

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