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Venezia : Marsilio, 2019
Abstract: Leo non studia molto, ma è bravo a scuola. Non fuma tanto, ma un po' d'erba sì. Ha una madre, Margherita, che lavora come assistente sociale e un padre che è stato matematico, è stato intelligente, è stato vivo l'ultima volta nel mare e poi è scomparso tra le onde con il pigiama e le ciabatte. Leo odia i pigiami, le ciabatte e non si fida più del mare, forse di nessuno. Odia tutte le cose fino a quando nella sua vita non arriva Florin, un ragazzino rumeno che non studia, non ha una casa, non ha madre né padre - o magari sì ma non ci sono - e si prostituisce. Florin si prostituisce e la madre di Leo decide di ospitarlo, sistemandolo nella camera del figlio, perché l'appartamento è piccolo e perché «forse potete farvi bene l'un l'altro». Leo che non ha mai fatto l'amore con nessuno e Florin che fa l'amore con tutti condividono la stessa stanza. Leo pensa di odiare Florin, che comunque è meglio di una cosa, è vivo. Leo è tutto cervello e Florin è tutto corpo: questo pensa Leo, che racconta la storia. La "scimmia" lo chiama, come una delle tre scimmiette: Iwazaru, quella che non parla. In realtà entrambi i ragazzi sono ancora forti di una fragile interezza, perché sono adolescenti e hanno ferite profonde ma corpi e sentimenti giovani. Comincia così, tutta storta, l'avventura del loro viaggio a occidente, fra estraneità e appartenenza: mistico per Leo - in continuo contatto con un tribunale immaginario che cerca di convincerlo di avere ucciso il padre - e fisico per Florin - in balia di uomini violenti in un mondo più violento ancora. "L'età straniera" racconta un mondo vocale: è nelle voci che questa storia e tutte le storie si sviluppano - le parole di Florin che mancano, quelle in cui Leo si rifugia.
12 agosto 2022 alle 14:05
"L'età straniera", della triestina Marina Mander, è un tuffo nella vita psicologica semi-paludosa di Leo, adolescente depresso e un po' cinico che vive con la madre e il nuovo compagno. Il padre di Leo, infatti, un giorno si è immerso nelle onde del mare e non è tornato mai più. È a questo punto che la madre di Leo raccoglie dalla strada un ragazzo ossuto come un randagio: si tratta di Florin, rumeno minorenne che si vende a uomini molto più grandi di lui e non conosce che quattro parole in italiano. Florin, buono, cattivo, felice, triste, onesto, ladro, insondabile come la sofferenza che Leo, ruvido e tenero come le maree, osserva, giudica, compatisce. Si può essere amici anche così? Si può essere famiglia, anche quando non si sa cosa sia una famiglia?
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